Le gemelle che non parlavano di Marjorie
Wallace
Nel 1986 June e Jennifer Gibbons hanno ventisei anni e
da sette sono recluse a Broadmoor, famigerato manicomio criminale. Figlie di un
militare della RAF di origine caraibica, crescono in una zona desolata ai
confini del Galles. Fin dai primissimi anni, rivelano un’intelligenza
acutissima e un legame, fisico e psicologico, così forte fra di loro da rendere
difficile l’accesso al loro mondo, anche per i genitori. Dopo i primi tentativi
di inserimento nella scuola, falliti perché le gemelle si rifiutano di parlare
con chiunque, June e Jennifer si chiudono in casa e conducono una loro vita
separata. Con una furia dell’immaginazione che ricorda in modo impressionante
la storia delle sorelle Brontë, inventano un loro universo fantastico e
cominciano a scrivere romanzi e novelle di sorprendente qualità, alcuni dei
quali pubblicheranno a loro spese. Infine, decidono di uscire nel mondo,
lanciandosi in pericolose azioni di sfida. Appiccano il fuoco a vari edifici,
vengono arrestate e condannate.
Questa storia terribile, che è passata sotto gli occhi
indifferenti di giudici, insegnanti e assistenti sociali, viene qui raccontata
da una nota giornalista del «Sunday Times», Marjorie Wallace, che ha avuto
accesso a tutti gli scritti delle due gemelle, vera chiave della loro storia, e
con grande finezza si è fatta strada nel loro mondo segreto. Ne è
risultato questo libro-documento, accolto da molti, e fra gli altri da Oliver
Sacks, che ha scritto una prefazione per l’edizione italiana, come uno dei casi
psicologici più misteriosi, rivelatori e strazianti dei nostri anni:
«Il fatto che la
Wallace sia riuscita nel suo intento, a dispetto dell’ostinato mutismo che, sin
dall’età di otto anni, le gemelle avevano opposto al mondo, e che sia stata
capace di superare la barriera che impediva l’accesso al mondo delle gemelle,
insolito e spesso distorto, testimonia che anche lei, come autrice, possiede
qualcosa di fuori del comune. Non è infatti solo la vicenda, che per tre lunghi
anni Marjorie Wallace ha meticolosamente ricostruito, ma il modo ammirevole in
cui l’autrice ci fa entrare nella mente e nella sensibilità di June e Jennifer
a rendere Le gemelle che non parlavano
un libro unico nel suo genere. Esso è infatti il ritratto più dettagliato che
mai ci sia stato offerto del mondo interiore di una coppia di gemelli identici,
con tutti i loro tormenti e le loro infelicità – una storia avvincente e,
insieme, uno studio importante e di grande valore documentario».
Le gemelle che non parlavano è apparso per la prima volta nel 1986.
Memorie di una maitresse
americana di Nell Kimball
«Ogni ragazza siede
sulla sua fortuna, e non lo sa» disse la zia Letty alla nipote Nell Kimball, che aveva
allora otto anni. E si può dire che tutta la vita di Nell – prima come puttana
di bordello, poi come mantenuta, infine come tenutaria essa stessa di bordelli
di lusso a New Orleans e a San Francisco, da lei innalzati a una sorta di
perfezione – sia stata un adeguato, intelligentissimo commento a quella frase
di brutale sapienza. «Per un mucchio di
gente, l’unica soddisfazione è guastare il piacere agli altri» era un’altra
massima della zia Letty, e per evitare che il padre, un rozzo e brutale
coltivatore dell’Illinois che citava a ogni passo la Bibbia, desse un’ulteriore
dimostrazione di quella massima, la piccola Nell scappò giovanissima di casa,
per approdare presto in un curioso bordello Biedermeier a Saint Louis,
Missouri, dove si ambientò con facilità. «Il
mio college fu il bordello»:
Nell cominciò veramente a osservare la vita, e a scoprirla, nel salone
pesantemente decorato di quella casa, in quell’aria greve, impregnata di
cipria, fumo di sigari, lucido per mobili, corpi di donna, vapori di whisky,
che da allora l’avrebbe sempre avvolta. Aveva una straordinaria intelligenza
naturale, che le permetterà poi di dimostrarsi, in queste sue Memorie,
anche una scrittrice straordinaria; era curiosa, avida e lucida, felicemente
priva di sentimentalismi e sensi di colpa, capace di entusiasmo – il suo grande
amore con il gangster Monte è clamorosamente romantico –, ma soprattutto
saggia, equilibrata e sicura nel valutare le persone e le cose. Guidati da lei
e dal suo vivacissimo linguaggio, che passa con noncuranza dai gerghi del
sottomondo alle parole ‘cólte’, esploriamo affascinati l’altra faccia della
vita rispettabile dell’America fine Ottocento-primo Novecento, veniamo
introdotti alle sottigliezze dei cerimoniali del bordello, penetriamo nei
bassifondi cittadini, scopriamo i vari codici che regolavano i rapporti fra
tenutari, puttane, poliziotti, uomini politici, malavita, giornali – e insieme
vediamo delinearsi ritratti memorabili, da quello dell’amato Monte, gangster
cerebrale, delicato e astratto, a quelli delle varie Belle, Frenchy, Rotary
Rosie, Mollie, Minna, che in vari momenti condivisero la vita di Nell.
La filosofia del bordello è un libro che Nell Kimball avrebbe potuto scrivere con eccellenti risultati, ma che non ha scritto, forse per discrezione, avendo preferito profondere i tesori della sua esperienza nella più accessibile forma di queste Memorie, che già danno, di quella filosofia, una nozione precisa: il bordello vi appare come un mondo chiuso e a suo modo completo, dove il sesso ha soltanto il posto d’onore – un sontuoso letto – e intorno ritroviamo, equamente disposti su vari poufs, anche gli altri Vizi, in colloquio non pregiudizialmente ostile perfino con alcune Virtù. Il sesso di cui ci parla la Kimball non è, comunque, la «pura fantasia» dei romanzi pornografici o quella, equivalente, dei romanzi prudes e sentimentali: è una realtà concreta, profondamente conosciuta, sperimentata e capita, raccontata senza nascondere nulla, con puntiglio professionale, e insieme osservata con quel senso della distanza che hanno soltanto i grandi narratori.
La filosofia del bordello è un libro che Nell Kimball avrebbe potuto scrivere con eccellenti risultati, ma che non ha scritto, forse per discrezione, avendo preferito profondere i tesori della sua esperienza nella più accessibile forma di queste Memorie, che già danno, di quella filosofia, una nozione precisa: il bordello vi appare come un mondo chiuso e a suo modo completo, dove il sesso ha soltanto il posto d’onore – un sontuoso letto – e intorno ritroviamo, equamente disposti su vari poufs, anche gli altri Vizi, in colloquio non pregiudizialmente ostile perfino con alcune Virtù. Il sesso di cui ci parla la Kimball non è, comunque, la «pura fantasia» dei romanzi pornografici o quella, equivalente, dei romanzi prudes e sentimentali: è una realtà concreta, profondamente conosciuta, sperimentata e capita, raccontata senza nascondere nulla, con puntiglio professionale, e insieme osservata con quel senso della distanza che hanno soltanto i grandi narratori.
Nata in una cascina dell’Illinois nel 1854, Nell Kimball morì
ottantenne, in Florida nel 1934. Il manoscritto delle sue memorie, già fin dal
1932 nelle mani del noto scrittore americano Stephen Longstreet, fu da lui
pubblicato integralmente quasi quarant’anni dopo per ovvie ragioni di
opportunità.
Libri per viaggiare
Il racconto del mondo
attraverso diverse
forme di narrazione del
viaggio, di luoghi e culture: guide, romanzi, saggi, testi
fotografici, libri
d’arte, film... Testi che
parlano della storia del
viaggio e dei viaggi storici, del viaggio di esplorazione come di quello di
formazione, di chi viaggia nello spazio e di chi lo fa con il pensiero…
Partire, tornare :
viaggiatori e pellegrini alla fine del millennio di Franco Ferrarotti
Mai come in questo nostro tempo, si parte. Il viaggio,
pratica e metafora plurimillenaria, luogo cruciale del nostro immaginario, in
questa nostra fine di millennio si fa concitato, frenetico, continuo. Si parte
da soli o più di frequente in gruppi, per vacanze o pellegrinaggi di massa,
governati dai tour operators che scelgono tutto: dalla destinazione
all'itinerario, al menu, ai souvenir da portare a casa. Si parte per tornare,
recita un vecchio adagio. Ma una società come la nostra, «ad alto tasso di
nomadismo», sembra aver smarrito proprio la dimensione del «ritorno», insieme
con quella della memoria. A ben vedere, oggi è la memoria ad essere in
pericolo. E senza memoria non si può tornare. Nel mondo in cui tutti viaggiano,
il viaggio allora si eclissa. Nella cultura del presente assoluto ci si muove
sempre e non si arriva mai. Si viaggia con una fretta esponenziale, con la
golosità di una bulimia indifferente ai contenuti, sorda alle situazioni, cieca
di fronte alle differenze. I linguaggi si sono stemperati in un solo
linguaggio: un linguaggio basic, semplificato, privo di risonanze. Tutto è
preciso, ma nello stesso tempo sciapo come la cucina di un vagone ristorante.
Pamphlet, saggio, itinerario - le pagine di Ferrarotti disegnano la radicale,
ironica presa di distanza da questo «non viaggio». E il viaggio mentale di
Ferrarotti risale all'indietro, da Chatwin a Freud, a Rilke, fino alla laica
riscoperta dei luoghi deputati del viaggio biblico. Allo sconcluso viaggio del
turista, si affianca e si contrappone infatti, più tragico e disperato, quello
dei boat-people, dei diseredati in cerca di speranza, l'altra faccia, meno
standardizzata e rassicurante, di un nomadismo che ci riconnette alla
dimensione del tempo storico, del passato e del futuro. Lo straniero di Emmaus,
la moglie straniera del Libro di Ruth evocano così il senso contraddittorio,
inquieto, aperto del viaggio: l'incontro e lo scontro, la fecondazione
reciproca - o l'odio micidiale - tra diverse culture.
Il
romanzo di Costantinopoli : guida letteraria alla Roma d'Oriente di Silvia Ronchey e Tommaso
Braccini
Le voci di centocinquanta testimoni, tra poeti,
viaggiatori, filosofi, esploratori, eruditi, pellegrini, avventurieri di ogni
nazionalità ed epoca, accostate come in un mosaico variegato e scintillante,
compongono l'eterno romanzo di Costantinopoli. Da Procopio a Le Corbusier, da
Paolo Silenziario a Mandel'stam, da Psello a Dos Passos, da Anna Comnena a
Flaubert, da Ibn Battuta a Gide, da Gilles a Loti, da Grelot a Melville, da
Andersen a Cocteau, da Chateaubriand a Fermor, da De Amicis a Mark Twain, da
Byron a Yeats, da Nerval a Pamuk, narrazioni e descrizioni si snodano
attraverso la Roma d'Oriente in dieci percorsi: un inconsueto itinerario
topografico che è anche un viaggio nel tempo e nei segreti di un'eredità
storica, artistica e culturale, quella bizantina. Ogni percorso è illustrato da
una mappa-itinerario e da un'introduzione scientifico-narrativa ai monumenti e
ai luoghi, che fornisce anche indicazioni precise per rintracciarli nel
labirinto dell'antica Città. Un breve apparato di note, un'indispensabile
quanto aggiornata bibliografia e un supplemento biografico con i profili di
tutti gli autori convocati completano il volume, corredato inoltre da piú di
centocinquanta immagini tra disegni, incisioni, foto d'epoca e mappe.
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