La
cambio io la vita che
non ce la fa a cambiare me
bevi qualcosa
cosa volevi
vuoi far l'amore con me
…
portami al mare
fammi sognare
E Dimmi Che Non Vuoi Morire!
non ce la fa a cambiare me
bevi qualcosa
cosa volevi
vuoi far l'amore con me
…
portami al mare
fammi sognare
E Dimmi Che Non Vuoi Morire!
La cambio io la
vita... : tutta la mia storia di
Patty Pravo
Finalmente
Patty Pravo ha deciso di scrivere la sua autobiografia definitiva, che illumina
anche gli angoli più nascosti di un'esistenza unica: dall'infanzia tra i canali
di Venezia ai viaggi a vela sui mari di tutto il mondo, dall'amore per gli
uomini all'amore per la musica, passando per il distacco dalla madre e il
ritorno nel suo grembo, rivissuto come in sogno in una piscina di Bel Air. Un
talento multiforme: ha cantato in otto lingue, con decine di successi planetari
e 110 milioni di dischi venduti. Una personalità capace di attrarre poeti come
Ezra Pound, Léo Ferré e Vinícius de Moraes, artisti come Lucio Fontana, Tano
Festa e Mario Schifano, musicisti come Mick Jagger, Jimi Hendrix e Robert
Plant. La sua storia, iniziata nei favolosi anni ‘60 che scalpitavano di libertà
e anarchia, gli anni del più clamoroso rinnovamento generazionale del secolo
scorso, attraversa il 900 fino ai giorni nostri. E svela il misterioso rapporto
tra Patty e Nicoletta, tra il personaggio e la donna, tra la vita sotto i
riflettori e la vita, semplicemente.
Il Brady : le
rocambolesche avventure dell'ultimo cinema dei dannati di Parigi di Jacques
Thorens
Il magma narrativo del libro trae spunto dalla realtà,
come sottolinea l'autore Jacques Thorens, nato in Bulgaria nel 1973 ma
residente a Parigi da quando aveva tre anni. Proprio nella capitale francese è
stato assunto come proiezionista, cassiere e factotum del Brady, il leggendario
cinema di quartiere parigino che dà il titolo al romanzo, sito al 39 del
boulevard de Strasbourg. In circa 340 pagine si dispiegano sacro e profano, il
sublime dell'arte e il prosaico di un'umanità diseredata, abbruttita dalle
notti in bianco o dai vizi, emarginata dalla società, ingrigita dalla penuria e
abbattuta dalle sconfitte di una lotta quotidiana con la propria sopravvivenza.
Il cinema Brady diviene luogo sgangherato e indifeso di accoglienza e l'autore
ne registra – avendoci consumato le sue giornate per davvero – gli straordinari
controsensi, gli abissi, le bislacche abitudini e la kermesse memorabile di
habitué. C'è il Polpetta, un camionista alcolizzato senza patente, che lavora
in nero e nel tempo libero chiede l'elemosina. C'è L'uomo che parla, che non
chiude la bocca nemmeno sott'acqua. C'è Django, un vecchio bandito di origini
italiane affetto dal morbo di Parkinson. Cos'ha di speciale questo cinema
considerato di serie B? Molte cose. È popolare, costa poco, è trasgressivo,
disprezzato, sulla via del declino, demodè. Lo abitano – nelle ore di
proiezione – gli esclusi e quello che cercano non è propriamente una visione.
Delle volte si masturbano, delle volte dormono, altre cercano solo un po' di pace
o compagnia. […] Un
altro elemento speciale [del libro] è che si aprono link di metacinema con
brevi inserti interessanti di storia del cinema. Come quando si parla del
regista divenuto proprietario del luogo, Mocky, al quale interessava
soprattutto proiettare i propri film di nouvelle vague: un regista che,
dopo una carriera trentennale, era arrivato a prodursi e distribuirsi da solo.
Una vecchia volpe che considera il cinema come un meraviglioso giocattolo di
cui non si stanca mai. È come se, leggendo, il
lettore si sentisse catapultato non tanto, banalmente, dentro a un film.
Piuttosto dentro ai meccanismi di film. Lo stesso scrittore sembra ordire trame
da dietro le quinte, sia quando mette in scena il suo popolo di diseredati, sia
quando disserta su titoli che hanno fatto la storia del grande schermo - e vi
troverete pellicole di ogni genere: da "Phantasm"a "Gola
profonda" a un rifacimento de "I tre moschettieri".
Orchestrando, tra b-movie e proiezioni andate a vuoto, storie molteplici che si
perdono tra le file di una platea, nella penombra umida, tratteggiando un
momento culturale che è in primis analisi sociale, come quando analizza la
politica francese: "È una politica di governo che per certi versi
ricorda le tecniche di smaltimento rifiuti: i poliziotti si trasformano in
spazzini della miseria, netturbini specializzati che intervengono quando si
supera la soglia di tolleranza degli elettori per spostare il problema
(prostitute, clandestini, senzatetto, tossici) qualche portone più in là".
Marilù Oliva
Perverso
e paranoico : scritti 1927-1933 di Salvador Dalí
"Perverso e paranoico" raccoglie i testi che Salvador
Dali scrisse negli anni Trenta, i più decisivi per la definizione della sua
poetica surrealista e per la sua maturazione artistica. Ne nasce l'autoritratto
della più grande «mente immaginativa del secolo scorso», che illumina di luce
nuova le sue opere - ma anche il suo pensiero sul rapporto fra arte e politica,
sul sesso e sulla religione, sulla scienza e sulla psicoanalisi -, l'amicizia
con Luis Bunuel e Federico Garcia Lorca, il tormentato sodalizio artistico con
i surrealisti e la passione per il cinema e la fotografia. L'ossessione, il
sogno, l'estasi, il delirio: l'irrazionalismo è il più fertile dei fattori
espressivi e creativi grazie al metodo paranoico-critico, vera e propria chiave
di volta del percorso di Dalì. Nel suo universo artistico ogni rigida
distinzione intellettuale, ogni comoda categoria pratica, persino il più ovvio
rapporto di causa-effetto sembra implodere e dichiararsi «altro» da sé.
L'inorganico trapassa improvvisamente nell'organico, istinto sessuale e istinto
alimentare si fondono, mentre Freud e Einstein vengono eletti degni successori
di maghi e alchimisti per aver dimostrato - ciascuno a modo suo - che la
materia è instabile. Ci vuole un «genio» - un genio che, inutile dirlo, Dalì
identifica con se stesso - per portare a termine l'aspirazione alchemica prima:
mostrare, proprio attraverso una radicale, mistica trasmutazione della materia,
come sia possibile perseguire un analogo cambiamento di coscienza: un'«estasi»,
cioè uno stato nel quale «ogni giudizio cambia in modo sensazionale», e da cui
solo può sgorgare l'arte.
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