martedì 7 novembre 2017



L'Inferno di Henri Barbusse



Un uomo sulla trentina, stanco di tutto, si rintana in un albergo di provincia in cerca dell'oblio. Qui accederà a una dimensione segreta e intima dell'esistenza spiando attraverso un buco nel muro le vite altrui, tra miserie, incanti, rivelazioni, depravazioni. "L'Inferno", opera pubblicata nel 1908, nella quale coesistono una scrittura e una sensibilità simboliste e decadenti con temi naturalisti, segna una svolta nella produzione letteraria di Barbusse. Pur conservando tracce di cupo pessimismo, l'autore tende al suo superamento attraverso uno slancio, se non ancora proiettato verso una salvifica dimensione socializzante, avviato quantomeno a una forma di rigenerante umanitarismo. Attraverso uno sguardo vigile e dilatato, Barbusse penetra nelle singole infelicità, strappando brandelli di verità a quel formicolare di esistenze appartate e oscure.
Al suo apparire, il romanzo fece scalpore per la scabrosità dei temi trattati. Oggi è da molti considerato uno dei capolavori della letteratura francese.


Parla, mia paura di Simona Vinci

Poche volte come in questo libro il dolore diventa carne viva e incandescente, racconto sincero di un'esperienza che nasce autobiografica e si fa subito universale.
Simona Vinci si immerge nella propria paura e cerca un linguaggio per confessarla. L'ansia, il panico, la depressione spesso restano muti: chi li vive si sente separato dagli altri e incapace di chiedere aiuto. Ma è solo accettando di «rifugiarsi nel mondo» e di condividere la propria esperienza che si sopravvive. La stanza protetta dell'analista e quella del chirurgo estetico, che restituisce dignità a un corpo di cui si ha vergogna, l'inquietudine della maternità, la rabbia della giovinezza, fino allo strappo iniziale da cui forse tutto ha avuto origine. Scavando dentro sé stessa, Simona Vinci ci dona uno specchio in cui rifletterci. Si affida alle parole perché «le parole non mi hanno mai tradita». Perché nella letteratura, quando la letteratura ha una voce cosí nitida e intensa, tutti noi possiamo trovare salvezza.

Lady Susan e le altre : romanzi e racconti epistolari di Jane Austen
Nel 1787, appena dodicenne, Jane Austen diede inizio a quella che sarebbe diventata una fortunata e prolifica carriera di scrittrice. In questa raccolta vengono riuniti racconti e romanzi brevi, compiuti e incompiuti, della produzione giovanile che, scritti in forma di lettere, consentono a Jane di mettere alla prova la propria arguzia, la verve ironica e l'inimitabile capacità di intreccio che avrebbero caratterizzato capolavori come "Orgoglio e pregiudizio". Dal matrimonio lampo di Amelia Webster fino alle trame ordite dalla subdola antieroina di "Lady Susan", passando per gli intrighi di "Le tre sorelle" e le fanciulle facili allo svenimento di "Amore e amicizia", la Austen forma nel corso di quegli anni il suo gusto per la narrazione e si avvicina ai temi che finiranno per comporre i celebri romanzi dell'età adulta: le famiglie, i matrimoni, i pregiudizi, le inettitudini, le falsità, gli spiriti nobili e la satira romantica. Un genere letterario, quello epistolare, che la grande autrice rende vivo grazie a uno stile unico che accompagna da secoli i suoi lettori.

Ma, rifletteva con un nodo alla gola, se una madre merita ampiamente l’amore della figlia e questa figlia non glielo dà, tenendoselo accuratamente per sé, cosa bisognava pensare di una persona simile?  Se una madre è la vergogna di sua figlia e quest’ultima la tiene al di fuori di tutto ciò che la riguarda, chi è dunque questa figlia?

Ladivine : romanzo di Marie NDiaye
Il primo martedì di ogni mese, seguendo un rituale immutabile, Clarisse Rivière lascia il marito e la figlia per prendere in gran segreto un treno per Bordeaux. Lì, in un quartiere popolare vicino al porto, vive sua madre, Ladivine. I suoi familiari, però, non sanno niente di lei e sono convinti che Clarisse sia orfana. Allo stesso modo Ladivine ignora la loro esistenza: Clarisse infatti ha sempre taciuto ogni dettaglio della propria vita alla madre, una donna che teme, disprezza e compatisce al tempo stesso. Abbandonata molti anni prima dal padre di Clarisse, Ladivine lavora come domestica, ha solo sua figlia al mondo e la ama di un amore immenso e opprimente. Bianca come suo padre, Clarisse, che in realtà si chiama Malinka, rifiuta il proprio nome almeno quanto rinnega le sue origini e la pelle nera della madre. Adesso, dopo anni di inganni, la tranquilla esistenza borghese costruita da Clarisse rischia di essere soffocata dalle stesse mura che ha eretto per proteggersi. Sarà sua figlia, che porta il nome della nonna, a intraprendere un viaggio a ritroso verso la misteriosa terra da cui proviene Ladivine.



Caddi e rimase la mia carne sola di Laura Pariani

Il 7 ottobre 1967 Ernesto Che Guevara resta imbottigliato con un piccolo gruppo di guerriglieri in una "quebrada" della foresta. Consegnatosi ai soldati, il Che viene trasportato nel vicino paesino di La Higuera dove è rinchiuso nel locale della scuola. Il 9 ottobre a un soldato scelto a sorte tocca il compito di uccidere il ferito, il cui cadavere viene poi trasportato all'ospedale di Vallegrande per essere mostrato a fotografi e giornalisti. Questi fatti della Grande Storia sono qui raccontati attraverso le parole degli abitanti di una delle zone più povere del mondo: i vecchi impauriti dalla propaganda della radio che dipinge i guerriglieri come violenti "senza Dio"; i soldati contadini che si aspettano il premio per la cattura del "gringo importante"; la maestra che frequenta poco i libri; il telegrafista che non ha mai avuto così tanto lavoro; la "curandera" che cerca di accompagnare il prigioniero nel suo viaggio verso il mondo dei morti. Da quel momento nell'immaginario popolare è fiorito il culto di Sant'Ernesto di La Higuera, con tanto di preghiere, ex-voto per i miracoli compiuti e leggende (tra cui quella della vendetta divina che ha colpito tutti coloro che furono implicati nella morte del Che).

Un anno di scuola di Giani Stuparich
Trieste, 1909. Una ragazza ottiene, per la prima volta, l’accesso all’ottavo anno del ginnasio, passaggio obbligato per accedere agli studi universitari e conquistarsi un futuro di libertà e indipendenza. Sola femmina tra venti allievi maschi, catalizza inevitabilmente le attenzioni e le emozioni di tutti: ognuno, a suo modo, si innamorerà di lei, di quella figurina che vorrebbe essere nulla più che una compagna di studi e di scherzi spensierati, una voce nel coro concorde della classe.

Edda Marty, la protagonista di Un anno di scuola, è l’incarnazione di un ideale femminile che soltanto la città di Svevo e di Saba poteva produrre: insieme fragile e forte, seria e irriverente, dolce e «temeraria», come la definisce Stuparich all’inizio. La storia del suo incontro con Antero, il compagno più riservato e sensibile, si sviluppa in un vortice drammatico che, tra amore e morte, accompagnerà la classe verso gli esami. Ritratto di un’epoca irripetibile della vita, il racconto (pubblicato per la prima volta nel 1929) è anche una struggente rivisitazione della Trieste di inizio secolo, di quella Vienna calata sull’Adriatico dalla quale sono uscite alcune delle pagine più autentiche della nostra letteratura.

Come si arriva all'alba di Gabriele Morandi
Mentre è alla ricerca di una storia da raccontare, il disordinato scrittore Thelonius Fante, riceve una busta con la foto di un rudere, del denaro e una mappa dov’è segnato un villaggio fantasma. Da quei pochi elementi ricostruisce l’oscura vicenda di Stella Dal Fiume, una bambina incapace di parlare e camminare, scomparsa una notte in un incidente dove morirono i genitori e che riapparve dieci anni dopo perfettamente guarita. Un evento strano e forse un miracolo, reso ancor più misterioso una volta saputo che poco dopo la sua riapparizione, Stella venne trovata senza vita in un bosco. Addentrarsi nella vita di Stella sarà per Thelonius un’esperienza pericolosa, dato che troppi enigmi sono legati alla ragazzina. Cosa accadde realmente la notte dell’incidente? Chi o cosa guarì la bambina, chi l’ha uccisa, e se Stella era sola al mondo e nessuno nel suo paese, ormai scomparso, conosce o vuole ricordare la sua storia, chi ha inviato la busta a Thelonius?

Le trame del disincanto : tutte le poesie : 1990-2017 di Mauro Macario

Mauro Macario è nato a Santa Margherita ligure nel 1947. È poeta, scrittore, regista. E’ anche biografo del padre Erminio Macario per il quale ha scritto il libro Macario, un comico caduto dalla luna che ripercorre la vita dell'artista dalla nascita in una mansarda di Porta Palazzo a Torino, fino al successo sui palcoscenici internazionali.
La poesia di Macario è “necessaria”, è l’esito di un’urgenza interiore di affidare alle parole le tre corde centrali della sua ispirazione che è civile, elegiaca ed esistenziale.

                                  

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