La donna della Domenica di Carlo Fruttero e
Franco Lucentini
"La donna della domenica" è il primo e il più popolare dei libri di Fruttero & Lucentini.
Divertente e godibilissimo, il racconto
si snoda tra i vizi, l'ipocrisia, le comiche velleità e gli esilaranti
chiacchiericci che animano la vita della borghesia piemontese, tra architetti
misteriosamente assassinati, dame dell'alta società tanto affascinanti quanto
snob, poliziotti e industriali. Sullo sfondo - ma è in realtà la vera
protagonista - vi è una Torino in apparenza ordinata
e precisa fino alla noia, che nasconde
un cuore folle e malefico. Un romanzo paradossale e raffinato, complesso ma
leggero, che mantiene ancora intatte le sue doti di freschezza, eleganza e
fulminante ironia
La vera storia di Rosa Vercesi e della
sua amica Vittoria di Guido Ceronetti
Un racconto-ricerca su un caso di cronaca accaduto nella Torino del 1930, che allora fece grande scalpore e che entrò
e restò per molto tempo nella memoria collettiva sotto forma di narrazioni
orali e di canzoni popolari.
L'uccisione di una giovane donna
nella sua camera da letto, la
condanna all'ergastolo della sua migliore amica, le ragioni di un delitto ufficializzate
perbenisticamente in una questione
di soldi. Ceronetti ha lavorato per più di sei
anni a ricostruire da gran curioso, ma senza brutalità, la figura delle due donne, inseguendo Rosa
Vercesi attraverso tutte le tracce possibili, dagli
atti processuali alle cronache dell'epoca, alle fotografie, alle
testimonianze di chi la incontrò
nelle diverse carceri dove venne reclusa, ricorrendo perfino a indicazioni medianiche e
radiestesiche. Il risultato è un libro
avvincente, che restituisce barlumi
di vita e di verità a una vicenda enigmatica. Rievocando i luoghi e l'atmosfera
di una Torino d'altri tempi, che non
esiste più nemmeno nei nomi delle vie.
Ne La vera storia
di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria, Guido Ceronetti può permettersi
di giocare sul filo steso sul buco nero dell’omicidio e ci ridà un tempo e una
città. Rianima parole e pensieri stinti, nobilitati dall’oblio e dall’ironia. Si
contamina di simpatia per l’assassina, per il suo senso animalesco del teatro («mentiva da grande attrice, con fasto, con
convinzione»), per la sua dissennata ostinatezza «gelida,
stupefatta dal sospetto» a negare.
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