mercoledì 12 luglio 2017

La donna della Domenica di Carlo Fruttero e Franco Lucentini
"La donna della domenica" è il primo e il più popolare dei libri di Fruttero & Lucentini. Divertente e godibilissimo, il racconto si snoda tra i vizi, l'ipocrisia, le comiche velleità e gli esilaranti chiacchiericci che animano la vita della borghesia piemontese, tra architetti misteriosamente assassinati, dame dell'alta società tanto affascinanti quanto snob, poliziotti e industriali. Sullo sfondo - ma è in realtà la vera protagonista - vi è una Torino in apparenza ordinata e precisa fino alla noia, che nasconde un cuore folle e malefico. Un romanzo paradossale e raffinato, complesso ma leggero, che mantiene ancora intatte le sue doti di freschezza, eleganza e fulminante ironia


La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria di Guido Ceronetti


Un racconto-ricerca su un caso di cronaca accaduto nella Torino del 1930, che allora fece grande scalpore e che entrò e restò per molto tempo nella memoria collettiva sotto forma di narrazioni orali e  di  canzoni popolari. L'uccisione di una giovane donna nella sua camera da letto, la condanna all'ergastolo della sua migliore amica, le ragioni di un delitto ufficializzate perbenisticamente in una questione di soldi. Ceronetti ha lavorato per più di sei anni a ricostruire da gran curioso, ma senza brutalità, la figura delle due donne, inseguendo Rosa Vercesi attraverso tutte le tracce possibili, dagli atti processuali alle cronache dell'epoca, alle fotografie, alle testimonianze di chi la incontrò nelle diverse carceri dove venne reclusa, ricorrendo  perfino a indicazioni medianiche e radiestesiche. Il risultato è un  libro avvincente, che restituisce barlumi di vita e di verità a una vicenda enigmatica. Rievocando i luoghi e l'atmosfera di una Torino d'altri tempi, che non esiste più nemmeno nei nomi delle vie.

Ne La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria, Guido Ceronetti può permettersi di giocare sul filo steso sul buco nero dell’omicidio e ci ridà un tempo e una città. Rianima parole e pensieri stinti, nobilitati dall’oblio e dall’ironia. Si contamina di simpatia per l’assassina, per il suo senso animalesco del teatro («mentiva da grande attrice, con fasto, con convinzione»), per la sua dissennata ostinatezza  «gelida, stupefatta dal sospetto» a negare.

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