Lo straniero di Albert
Camus
Siamo scesi alla
periferia di Algeri. La spiaggia non è distante dalla fermata dell'autobus, ma
abbiamo dovuto traversare un piccolo altipiano che domina il mare e che poi
degrada verso la spiaggia. Era coperto di pietre giallastre e di asfodeli,
bianchi contro il blu già duro del cielo.
“Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”. Così comincia Lo Straniero,
e queste poche parole sono sufficienti per trasmettere una sorta di sconcerto
che accompagnerà ogni pagina del libro. Meursault, il modesto impiegato di
origine francese protagonista del libro, affronta infatti con la stessa
laconicità comunicata da questa prima frase una serie di episodi che lo
condurranno ad un epilogo che sarebbe tragico, se non fosse vissuto nella
stessa maniera spregiudicatamente attonita. Siamo ad Algeri, dove
il sole battente, il caldo soffocante e il sudore pervadono le pagine del
romanzo e attanagliano i sensi del protagonista.
In Lo straniero , considerato unanimemente uno dei capolavori
della letteratura novecentesca, Camus dà voce ad alcuni dei temi più
caratteristici dell'esistenzialismo nella sua versione tragica e
"negativa". Il breve romanzo esprime in modo difficilmente
dimenticabile l'incolmabile distanza, anzi (come suggerisce il titolo) la vera
e propria "estraneità" che separa l'uomo dal mondo. La realtà per
Camus non ha alcun senso; gli eventi accadono, avvengono senza che il pensiero
possa coglierne motivi e significati plausibili: ecco allora che l'uomo, con il
suo pensiero, si trova ad essere straniero nel mondo. Però anche gli atti e i
comportamenti umani non riescono a esibire una razionalità in grado di
giustificarli, o almeno di giustificarli. Come accade al protagonista de Lo
straniero , si può anche uccidere senza saper dire perché lo si è fatto.
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