mercoledì 17 maggio 2017

Lo straniero di Albert Camus
Siamo scesi alla periferia di Algeri. La spiaggia non è distante dalla fermata dell'autobus, ma abbiamo dovuto traversare un piccolo altipiano che domina il mare e che poi degrada verso la spiaggia. Era coperto di pietre giallastre e di asfodeli, bianchi contro il blu già duro del cielo.

“Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”. Così comincia Lo Straniero, e queste poche parole sono sufficienti per trasmettere una sorta di sconcerto che accompagnerà ogni pagina del libro. Meursault, il modesto impiegato di origine francese protagonista del libro, affronta infatti con la stessa laconicità comunicata da questa prima frase una serie di episodi che lo condurranno ad un epilogo che sarebbe tragico, se non fosse vissuto nella stessa maniera spregiudicatamente attonita. Siamo ad Algeri, dove il sole battente, il caldo soffocante e il sudore pervadono le pagine del romanzo e attanagliano i sensi del protagonista.

 In Lo straniero , considerato unanimemente uno dei capolavori della letteratura novecentesca, Camus dà voce ad alcuni dei temi più caratteristici dell'esistenzialismo nella sua versione tragica e "negativa". Il breve romanzo esprime in modo difficilmente dimenticabile l'incolmabile distanza, anzi (come suggerisce il titolo) la vera e propria "estraneità" che separa l'uomo dal mondo. La realtà per Camus non ha alcun senso; gli eventi accadono, avvengono senza che il pensiero possa coglierne motivi e significati plausibili: ecco allora che l'uomo, con il suo pensiero, si trova ad essere straniero nel mondo. Però anche gli atti e i comportamenti umani non riescono a esibire una razionalità in grado di giustificarli, o almeno di giustificarli. Come accade al protagonista de Lo straniero , si può anche uccidere senza saper dire perché lo si è fatto.

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