La morte a Venezia
di Thomas Mann
Un'afa disgustosa ristagnava nei
vicoli, l'aria era così spessa che gli odori provenienti dalle case, dalle botteghe,
dalle cucine, vapori d'olio, nuvole di profumi e d'altro ancora, restavano
sospesi, senza dissolversi. Il fumo delle sigarette rimaneva dov'era e si
dissolveva lentamente. La calca nelle strettoie disturbava il viandante più che
divertirlo. Più egli camminava, più tormentoso sentiva gravare su di sé quello
stato in cui lo mettevano l'aria di mare unita allo scirocco.
Una Venezia estiva
ammorbata da una peste incombente ospita l'inquieto Gustav Aschenbach, famoso
scrittore tedesco che ha costruito vita e opera sulla più ostinata fedeltà ai
canoni classici dell'etica e dell'estetica. Un sottile impulso lo scuote nel
momento in cui compare sulla spiaggia del Lido la spietata bellezza di Tadzio,
un ragazzo polacco. Un unico gioco di sguardi, la vergogna della propria
decrepitezza, la scelta di imbellettarsi per nasconderla, sono i passi che
scandiscono la vicenda. In questo
romanzo breve del 1913 Thomas Mann esprime con ineguagliata perfezione
psicologica e formale la crisi della grande cultura borghese, raggiungendo uno
dei vertici della propria produzione letteraria.
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