mercoledì 17 maggio 2017

La morte a Venezia 
di Thomas Mann




Un'afa disgustosa ristagnava nei vicoli, l'aria era così spessa che gli odori provenienti dalle case, dalle botteghe, dalle cucine, vapori d'olio, nuvole di profumi e d'altro ancora, restavano sospesi, senza dissolversi. Il fumo delle sigarette rimaneva dov'era e si dissolveva lentamente. La calca nelle strettoie disturbava il viandante più che divertirlo. Più egli camminava, più tormentoso sentiva gravare su di sé quello stato in cui lo mettevano l'aria di mare unita allo scirocco.

Una Venezia estiva ammorbata da una peste incombente ospita l'inquieto Gustav Aschenbach, famoso scrittore tedesco che ha costruito vita e opera sulla più ostinata fedeltà ai canoni classici dell'etica e dell'estetica. Un sottile impulso lo scuote nel momento in cui compare sulla spiaggia del Lido la spietata bellezza di Tadzio, un ragazzo polacco. Un unico gioco di sguardi, la vergogna della propria decrepitezza, la scelta di imbellettarsi per nasconderla, sono i passi che scandiscono la vicenda.  In questo romanzo breve del 1913 Thomas Mann esprime con ineguagliata perfezione psicologica e formale la crisi della grande cultura borghese, raggiungendo uno dei vertici della propria produzione letteraria.

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